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Pàolo III, papa.

Al secolo Alessandro Farnese. Di origine romane, ricevette una formazione umanistica: nella capitale, dove fu allievo di Pomponio Leto, a Firenze, presso la corte medicea, e a Pisa. Avviatosi alla carriera ecclesiastica con la protezione di Alessandro VI Borgia, ebbe numerosi incarichi (protonotario apostolico, tesoriere generale, vescovo in più sedi); nel 1493 fu creato cardinale diacono e nel 1524 decano del sacro Collegio. Ordinato solo nel 1519, aveva avuto in precedenza relazioni da cui erano nati quattro figli, a favore dei quali, dopo l'ascesa al soglio pontificio, agì con tale nepotismo (infeudazione di Pier Luigi sul ducato di Parma e Piacenza, nomina cardinalizia per i giovanissimi nipoti, sottrazione ai Della Rovere di Castro e Camerino in favore di parenti Farnese, ecc.) che la sua pur notevole figura ne risultò appannata. Successore di Clemente VII nel 1534, dovette l'elezione al suo atteggiamento di neutralità nella contesa tra Spagna e Francia, alle sue doti politiche e alla sua conclamata volontà di riforma interna della Chiesa, sia disciplinare sia dottrinale. La politica di conciliazione, da lui perseguita, fra Carlo V e Francesco I, sortì come primo risultato la tregua di Nizza e poi la pace di Crépy (1544). Lavorò con determinazione al progetto di indire un concilio generale della Chiesa. Preparato da una commissione apposita (che elaborò la bozza Consilium de emendanda Ecclesia), tale concilio fu convocato senza successo più volte, a partire dal 1536, ma fu effettivamente aperto a Trento solo nel 1545. Tuttavia, se nel progetto iniziale P. non escludeva tentativi di riconciliazione con il Protestantesimo, gli eventi del decennio, con il fallimento dei "colloqui" religiosi di Worms e di Ratisbona e il ripristino a Roma dell'Inquisizione, lo spinsero ad attribuire al concilio un carattere eminentemente antiprotestante e, dopo il 1547 e il trasferimento dei lavori a Bologna, antiasburgico. Parallelamente al concilio, P. condusse l'opera di riforma interna, creando cardinali favorevoli ad essa, che la realizzassero nelle proprie sedi. Promosse e legittimò nuove congregazioni e ordini religiosi, fra cui la Compagnia di Gesù, l'ordine di sant'Orsola, dei Somaschi, dei Barnabiti e dei Teatini. La sua politica temporale fu accentratrice e tesa a riassorbire le autonomie cittadine residue nei territori soggetti alla Chiesa. P. fu anche un mecenate di grande cultura e intelligenza, attuò consistenti interventi urbanistici in Roma (Castel Sant'Angelo, Campidoglio, fabbrica di San Pietro, palazzo Farnese, palazzo Vaticano, ecc.) e protesse eruditi, artisti, letterati (Annibal Caro, Bembo, Michelangelo, Cellini, Vasari) (Viterbo 1468 - Roma 1549).